Mija Shunya

Mija Shunya

Immerso nel piacevole mistero, l’ombra riempie il mio spazio circostante, spalanco gli occhi per toccare le immagini che, camminando, sprigionano il loro intenso profumo, per udire il loro canto, e non per vedere i lumi di della sicurezza, i lumi che mi porterebbero in salvo. Questo oscuro piacere si fa forza, si fa sentire con i suoi sensi, con i suoi contenuti rivela a tratti ciò che è, una costante metamorfosi, una polivalenza dei significati di tutte le cose. Non c’è vertigine, non si vede la fine, non si vede chi controlla dalla torre, non si vedono le loro classiche ragioni. Quando è il mio momento, quando il respiro si fa corto, gli occhi si chiudono e con sé, riemergono le immagini, le fotografie, questi spaccati di spazio-tempo che mi hanno accolto e accompagnato tenendomi per mano. Buio e luce convergono, si fondono, muovono e scombinano il presente.
Il cieco sguardo della vita taglia in due il mio cammino.
Perché, che verità esiste se non quella che non si può dire? Che confidenza c’è, se non quella ineffabile? Che esplorazione c’è, senza il perdersi? Che congiunzione c’è, senza gli opposti?
Che tocco è, se non è consapevole?
Mija Shunya